Friday 6 December 2013

12 critiche a cui ogni cattolico dovrebbe saper rispondere (di Deal Hudson)

Traduzione di Gabriele Cesarini

(Per il testo in inglese, cliccare su http://thelxx.blogspot.it/2013/12/12-claims-every-catholic-should-be-able.html )


La libertà di espressione è una grande cosa. Purtroppo ciò ha un suo prezzo: quando i cittadini sono liberi di dire ciò che vogliono, a volte usano tale libertà per dire cose piuttosto insensate. È questo il caso delle 12 critiche che andremo a elencare.

Alcune di esse sono molto conosciute, altre sono rare. In ogni caso, se i divulgatori di questi errori sono liberi di promuoverli, noi come cattolici abbiamo il dovere di rispondere.


1. Non esiste una verità assoluta. Quello che è vero per te può non essere vero per me.

Le persone usano spesso questo argomento quando non concordano con una dichiarazione e non hanno altro modo per difendere la loro idea. Dopotutto, se niente è vero per tutti, allora essi possono credere quello che vogliono e non c'è nulla che puoi dire per far cambiare loro idea.

Ma consideriamo un attimo questa affermazione: Non esiste una verità assoluta. Non è questa, in sé, una dichiarazione fatta in modo assoluto? In altre parole, applica alcune regole o criteri validi per tutti - esattamente ciò che i relativisti sostengono essere impossibile. Hanno confutato la loro stessa argomentazione semplicemente esponendola.

Un altro problema riguardo questa dichiarazione è che nessun relativista ci crede realmente. Se qualcuno ti dicesse: Non c'è una verità assoluta, e tu gli dessi un pugno nello stomaco, probabilmente si offenderebbe. Ma per coerenza dovrebbe accettarlo, poiché dare un pugno nello stomaco a qualcuno può essere sbagliato per lui ma non per te.

È per questo motivo che ritorneranno sui loro passi dicendo: Finché non danneggi gli altri, sei libero di fare e credere quello che vuoi. Ma questa è una distinzione arbitraria (oltre ad essere un'altra dichiarazione assoluta). Chi dice che non posso danneggiare gli altri? Cosa significa "danneggiare"? Da dove viene questa norma?

Se questa dichiarazione si basa su preferenze personali, non significa niente per nessuno. "Non fare del male" è in sé stesso un appello a qualcosa di più grande: a una dignità universale della persona umana. Ma di nuovo la domanda è: da dove viene questa dignità?

Come puoi vedere, più ti inoltri in tali questioni, più comprendi che il nostro concetto di giustizia e verità non è arbitrario, ma è basato su una verità universale e più grande al di fuori di noi - una verità scritta nella stessa natura del nostro essere. Noi possiamo non conoscerla nella sua interezza, ma non possiamo negare che esista.


2. Il cristianesimo non è migliore di qualsiasi altra fede. Tutte le religioni portano a Dio.

Se non hai sentito questa affermazione almeno una decina di volte vuol dire che non esci spesso di casa. Triste a dirsi, la persona che fa questa affermazione molto spesso è un cristiano (almeno di nome).

I problemi riguardo questa critica sono piuttosto inequivocabili. Il cristianesimo fa una serie di affermazioni su Dio e sull'uomo: Gesù di Nazareth era Dio, morì e risuscitò - tutto questo perché noi potessimo essere liberati dai nostri peccati. Qualsiasi altra religione al mondo nega questi punti. Quindi, se il cristianesimo è giusto, proclama al mondo una verità essenziale: una verità che tutte le altre religioni rifiutano.

Questo da solo rende unico il cristianesimo.

Ma non finisce qui. Ricordiamo le parole di Gesù nel vangelo di Giovanni: Io sono la Via, la Verità e la Vita; nessuno può venire al Padre se non per mezzo di me. Nel cristianesimo abbiamo la piena rivelazione di Dio all'umanità. È vero che tutte le religioni contengono una misura di verità, la cui quantità varia da religione a religione. Tuttavia, se vogliamo seguire e adorare seriamente Dio, non dovremmo farlo nel modo che Lui ha prescritto?

Se Gesù è veramente Dio, allora solo il cristianesimo contiene la pienezza di questa verità.


3. Il Vecchio e il Nuovo Testamento si contraddicono l'un l'altro in più punti. Se un Dio onnipotente avesse ispirato la Bibbia, non avrebbe permesso questi errori.

Questa è una critica piuttosto comune, diffusissima su internet (specialmente sui siti atei o di libero pensiero). Un articolo sul sito web degli Atei Americani sostiene che ciò che è incredibile riguardo la Bibbia non è la sua origine divina, ma che qualcuno possa credere che un tale miscuglio di insensatezze e contraddizioni siano state scritte da un Dio onnisciente.

Una tesi di questo tipo è spesso seguita da un elenco di "contraddizioni" bibliche. Tuttavia, queste affermazioni sono il frutto di alcuni semplici errori. Ad esempio, i critici leggono i vari libri della Bibbia senza considerare il genere in cui sono stati scritti. La Bibbia è, dopotutto, una raccolta di vari generi di scritti: storia, teologia, poesia, materiale apocalittico, ecc. Se cerchiamo di leggere questi libri rigorosamente nello stesso modo in cui leggiamo i giornali moderni, rimarremo tremendamente confusi.

E la lista delle "contraddizioni" bibliche conferma tutto questo. Prendiamo, ad esempio, la prima citazione contenuta nell'elenco proposto dagli Atei Americani:

Ricordati del giorno di sabato per santificarlo. (Es 20,8)

contrapposta a:

C'è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali;ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali. (Romani 14,5)

Ecco! Una chiara contraddizione, gridano gli atei. Ma i critici si dimenticano di dire quello che tutti i cristiani sanno: quando Cristo ha istituito la Nuova Alleanza, le prescrizioni cerimoniali del Vecchio Testamento sono state completate (e superate). È quindi perfettamente logico che le norme cerimoniali del Vecchio Testamento non valgano più peril popolo della Nuova Alleanza.

Se chi obietta avesse compreso questo semplice principio del cristianesimo, non sarebbe caduto in un errore così madornale.

La successiva obiezione nella lista degli Atei Americani è ugualmente infondata:

[...la terra resta sempre la stessa. (Ec 1,4)

contrapposta a:

[...gli elementi si scioglieranno con fuoco ardente, anche la terra e le opere che vi si trovano verranno incendiate. (2 Pietro 3,10)

Il Vecchio Testamento sostiene che la terra durerà per sempre, mentre il Nuovo Testamento dice che alla fine sarà distrutta. Come si conciliano queste due affermazioni? Per la verità è piuttosto semplice e, ancora una volta, bisogna considerare il genere in cui sono stati scritti questi due libri.

L’Ecclesiaste (o Qoèlet), ad esempio, contrappone una visione mondana a quella religiosa, e gran parte di esso è scritto partendo da un punto di vista mondano. È per questo motivo che troviamo passi come: Per stare lieti si fanno banchetti e il vino allieta la vita; il denaro risponde a ogni esigenza (Qo 10,19).

Tuttavia, alla fine del libro, l'autore propone uno sviluppo imprevisto, fa a meno di tutta la "sapienza" precedentemente fornitaci dicendo: temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo per l'uomo è tutto (Qo 12,13).

Se il lettore si ferma prima dell'epilogo rimane confuso quanto il critico degli Atei Americani. Tuttavia, poiché il punto di vista che ha dato origine al concetto di una terra eterna è rifiutato negli ultimi passi del libro, ovviamente non c'è contraddizione con ciò che successivamente sarà rivelato nel Nuovo Testamento. (Questa è solo una delle risposte a questa presunta discrepanza.)

Le altre "contraddizioni" tra Vecchio e Nuovo Testamento possono essere spiegate nello stesso modo. Praticamente ad ogni punto i critici che le usano confondono il contesto, ignorano il genere e rifiutano di dare spazio a interpretazioni ragionevoli.

Nessun cristiano pensante dovrebbe farsi impressionare da queste liste.


4. Non ho bisogno di andare in Chiesa. Quello che conta veramente è che io sia una brava persona.

Questo argomento è usato spesso ed è formulato in malafede. Quando qualcuno dice di essere una "brava persona", vuole dire in realtà che "non è una cattiva persona" - intendendo per cattive persone coloro che uccidono, rubano o violentano. La maggior parte della gente non deve fare molti sforzi per evitare questi peccati ed è sottintesa l'idea: vogliamo fare il minimo necessario per cavarcela. E non è molto cristiano, no?

Ma a parte questa mentalità, c'è una ragione molto più importante per cui i cattolici vanno in Chiesa oltre a quella di sforzarsi maggiormente. La Messa è la pietra angolare della nostra vita di fede perché al suo centro vi è l'Eucarestia. È fonte di vita per i cattolici, i qualicredono che il pane e il vino diventano il vero corpo e sangue di Cristo. Non è semplicemente un simbolo di Dio, ma Dio che si fa fisicamente presente a noi in un modo che non possiamo sperimentare attraverso la sola preghiera.

Gesù ha detto: In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno (Gv 6,53-54). Noi, ogniqualvolta andiamo a Messa, onoriamo il comando di Gesù e confidiamo in quella promessa.

E c'è di più. L'Eucarestia, come tutti gli altri sacramenti, può essere ricevuta solo dai membri Chiesa. Come tali e in quanto corpo visibile di Cristo sulla terra, le nostre vite sono intimamente legate a quelle degli altri membri. La nostra relazione personale con Dio è essenziale, ma abbiamo anche la responsabilità di vivere come membra fedeli del corpo di Cristo. Essere solo una "brava persona" non basta.


5. Non hai bisogno di confessare i tuoi peccati a un prete. Puoi rivolgerti direttamente a Dio.

Come ex ministro Battista posso capire l'opposizione dei Protestanti alla confessione (hanno una diversa concezione del sacerdozio). Ma per un cattolico dire qualcosa del genere... è sconcertante. Essendo la natura umana quella che è, suppongo che alla gente non piaccia raccontare ad altri i propri peccati e che così trovi giustificazioni per non farlo.

Il Sacramento della Confessione è presente nella Chiesa sin dall'inizio e si basa sulle parole stesse di Cristo:

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi.» Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse:«Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi.» (Giovanni 20,21-23)

Da notare che è Gesù a dare ai suoi apostoli il potere di perdonare i peccati. Naturalmente non avrebbero saputo quali peccati perdonare se non avesse detto loro cosa si intende per peccato.

La pratica della confessione è evidente anche nella Lettera di Giacomo:

Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti (Giacomo 5,14-16).

È interessante notare che da nessuna parte Giacomo (o Gesù) ci dice di confessare i nostri peccati solo a Dio. Sembrano pensare, piuttosto, che il perdono avvenga attraverso una confessione pubblica.

E non è difficile comprenderne il perché. Come saprai, quando pecchiamo rompiamo il nostro rapporto non solo con Dio, ma anche con il Suo Corpo, la Chiesa (poiché tutti i cattolici sono uniti come figli di un Padre comune). Così, quando chiediamo perdono, dobbiamo farlo nei confronti di tutte le parti coinvolte: Dio e la Chiesa.

Prova a riflettere in questo modo. Immagina di entrare in un negozio e di rubare della merce. In seguito provi rimorso e dispiacere per quel peccato. Come prima cosa puoi pregare Dio che ti perdoni per aver infranto il Suo comandamento. Ma c'è anche un'altra parte coinvolta; dovrai quindi riportare la merce e risarcire la cattiva azione.

Lo stesso accade con la Chiesa. Nel confessionale il sacerdote rappresenta Dio e la Chiesa, poiché noi abbiamo peccato contro entrambi. E quando egli pronuncia le parole di assoluzione, il nostro perdono è completo.


6. Se la Chiesa seguisse veramente Gesù venderebbe le sue sfarzose opere d'arte, le sue proprietà e i suoi edifici per dare il ricavato ai poveri.

Quando alcune persone pensano alla Città del Vaticano, la prima cosa che viene loro in mente è un regno lussuoso, dotato di sontuose stanze per il Papa con scrigni d'oro in ogni angolo, per non menzionare la favolosa collezione d'arte e manufatti dal valore inestimabileSotto questo punto di vista, è facilmente comprensibile che alcuni si indignino di fronte a quella che ritengono essere un'ostentazione della ricchezza.

Ma la verità è un pò diversa. Anche se l'intera struttura è chiamata Palazzi Vaticani, non è stata costruita per essere la fastosa dimora del Papa. In realtà, la parte abitata del Vaticano è relativamente piccola. La parte più grande è destinata all'arte e alla scienza, all'amministrazione e alla gestione del Palazzo in generale. Assieme al Papa vive un certo numero di funzionari amministrativi e religiosi, rendendo così il Vaticano qualcosa come il quartier generale della Chiesa.

Per quanto riguarda la favolosa collezione artistica, una delle più belle al mondo, il Vaticano la considera come "un insostituibile tesoro", ma non in termini monetari. Il Papa non è proprietario di queste opere d'arte e non potrebbe venderle se volesse; esse sono solamente sotto la responsabilità della Santa Sede. L'arte non fornisce ricchezza alla Chiesa; anzi, è proprio l'opposto. La Santa Sede investe un bel pò delle sue risorse per il mantenimento della collezione.

La verità è che la Santa Sede ha un budget finanziario piuttosto ristretto. Perché allora tenere le opere d'arte? Questo si spiega con la nozione di missione (una delle tante) della Chiesa come forza civilizzatrice nel mondo. Proprio come i monaci medievali che trascrivevano attentamente i testi antichi perché fossero disponibili per le generazioni future - testi che altrimenti sarebbero andati perduti per sempre - la Chiesa continua a curare l'arte perché non venga dimenticata con il passare del tempo. Nell'odierna cultura della morte in cui il termine "civilizzazione" viene spesso usato in modo improprio, la missione civilizzatrice della Chiesa è oggi importante più che mai.


7. Il dissenso è una cosa realmente positiva, poiché dovremmo tutti avere la mente aperta a nuove idee.

Al giorno d’oggi si può sentire spesso questa argomentazione, specialmente sulla scia dello scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa. Tutti vogliono trovare una soluzione al problema e per fare questo alcuni stanno difendendo idee estranee alla fede cattolica (il sacerdozio femminile, l’apertura all'omosessualità, ecc.). Molti rimproverano la Chiesa di essere troppo rigida nei suoi insegnamenti e di non voler provare nulla di nuovo.

La verità è che molte delle idee riformatrici che oggi circolano non sono affatto nuove e la Chiesa le ha già considerate. In realtà la Chiesa ha speso la sua intera vita a esaminare attentamente le idee e a determinare quali sono in linea con la legge di Dio e quali non lo sono. Ha scartato un’eresia dopo l'altra mentre formulava attentamente i dogmi della Fede. Non dovrebbe sorprendere che oggi esistono migliaia di chiese cristiane - tutte hanno avuto "nuove idee" che la Chiesa ha giudicato estranee al dominio della fede.

La Chiesa ha un importante responsabilità nel proteggere l'integrità della nostra Fede. Non rifiuta mai a priori le idee, come sostengono alcuni dissenzienti, ma ha duemila anni di preghiera e di studio a fondamento dei princìpi che ritiene essere veri.

Questo non significa che dobbiamo essere d’accordo su tutto. C'è sempre spazio per discutere su come approfondire la nostra comprensione della verità - ad esempio, come possiamo migliorare i nostri seminari o le relazioni tra clero e laici - rimanendo sui binari della nostra Fede.


8. Se interpretata correttamente, la Bibbia non condanna l'omosessualità. Piuttosto, si esprime contro la promiscuità, sia omosessuale che eterosessuale. Quindi, non c'è alcun motivo per opporsi alle relazioni omosessuali.

Poiché la pratica omosessuale è sempre più accetta nella nostra cultura, i cristiani saranno sempre più costretti a dare spiegazione della chiara proibizione dell'omosessualità contenuta nella Bibbia. C'è una corrente di pensiero liberale oggi diffusa secondo la quale la Bibbia, se interpretata correttamente, non proibisce l'attività omosessuale.

Ma questa tesi si scontra con passaggi chiari sia del Nuovo che dell'Antico Testamento. In quest'ultimo c'è la famosa storia di Sodoma e Gomorra. Se ricordi, due angeli furono inviati da Dio a Sodoma per fare visita a Lot:

Non si erano ancora coricati, quand'ecco gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sodoma, si affollarono intorno alla casa, giovani e vecchi, tutto il popolo al completo. Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!». Lot uscì verso di loro sulla porta e, dopo aver chiuso ilbattente dietro di sé, disse: «No, fratelli miei, non fate del male! Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all'ombra del mio tetto». Ma quelli risposero: «Tirati via! Quest'individuo è venuto qui come straniero e vuol fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a loro!». E spingendosi violentemente contro quell'uomo, cioè contro Lot, si avvicinarono per sfondare la porta. Allora dall'interno quegli uomini sporsero le mani, si trassero in casa di Lot e chiusero il battente (Gen 19,4-10).

Il messaggio di questo passaggio è piuttosto chiaro. Gli uomini di Sodoma erano omosessuali che volevano avere rapporti con gli uomini all'interno della casa. Lot offrì loro le sue due figlie, ma essi non erano interessati. Poco dopo, Sodoma fu distrutta da Dio per i peccati dei suoi abitanti - cioè per i loro atti omosessuali. Questo fatto è confermato dal Nuovo Testamento:

Così Sodoma e Gomorra e le città vicine, che si sono abbandonate all'impudicizia allo stesso modo, e sono andate dietro a vizi contro natura, stanno come esempio subendo le pene di un fuoco eterno. (Giuda 7)

Ma questi non sono gli unici passaggi in cui la Bibbia condanna la pratica omosessuale. L'Antico Testamento contiene un'altra netta condanna: Non giacerai con un uomo così come con una donna; è un abominio. (Le 18,22).

E queste affermazioni non sono limitate all'Antico Testamento.

Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in sè stessi la punizione che si addiceva al lor traviamento. (Romani 1,26-27)

È un’impresa ardua per un cristiano progressista dare spiegazione di questi passi. Semplicemente qui non c'è alcuna menzione di promiscuità gay o stupro; piuttosto, Paolo alza la voce contro qualsiasi relazione omosessuale (che è descritta come contro naturainfameignominiosa).

I cristiani progressisti sono in un vicolo cieco. Come si fa a conciliare l'omosessualità con la Bibbia? La loro soluzione è di spogliare la Bibbia della sua carica morale e di ricorrere a esercizi retorici cercando di eludere il suo chiaro messaggio.


9. I cattolici dovrebbero seguire la loro coscienza in tutte le cose... sia che si tratti di aborto, di controllo delle nascite o di sacerdozio femminile.

È vero; il Catechismo recita: L'uomo ha il diritto di agire in coscienza e libertà, per prendere personalmente le decisioni morali. L'uomo non deve essere costretto ad agire contro la sua coscienza. Ma non si deve neppure impedirgli di operare in conformità ad essa, soprattutto in campo religioso (1782). Questo insegnamento pone l’attenzione su ciò che si intende per libero arbitrio. Ma questo non significa che la nostra coscienza sia libera da ogni responsabilità o che possa ignorare la legge di Dio. È questo che intende il Catechismo quando parla di "coscienza ben formata".

Il Catechismo attribuisce grande responsabilità alla coscienza di una persona:

Presente nell'intimo della persona, la coscienza morale le ingiunge, al momento opportuno, di compiere il bene e di evitare il male. Essa giudica anche le scelte concrete approvando quelle che sono buone, denunciando quelle cattive. Attesta l'autorità della verità in riferimento al bene supremo, di cui la persona umana avverte l'attrattiva ed accoglie i comandi. Quando ascolta la coscienza morale, l'uomo prudente può sentire Dio che parla (1777).

In altre parole, la nostra coscienza non è semplicemente "ciò che pensiamo sia giusto"; è quello che riteniamo giusto basandoci su ciò che conosciamo dell'insegnamento di Dio e della Chiesa. E per arrivare a questo giudizio abbiamo la responsabilità di studiare e pregare seriamente su tali insegnamenti. Il Catechismo ha una sezione dedicata interamente alla formazione prudente delle nostre coscienze: questo ci fa comprendere quanto essa sia importante nel prendere le decisioni giuste.

E alla fine, giusta o sbagliata che sia la nostra decisione, siamo ritenuti  responsabili delle nostre azioni: La coscienza permette di assumere la responsabilità degli atti compiuti (1781). Quando è propriamente formata, ci aiuta a vedere quando abbiamo sbagliato e dobbiamo chiedere perdono per i nostri peccati.

Nel tendere a una coscienza ben formata, sperimentiamo realmente una grande libertà, perché ci avviciniamo alla infinita verità di Dio. Non è un peso o qualcosa che ci impedisce di fare quello che vogliamo; è una guida che ci aiuta a fare ciò che è giusto. L'educazione della coscienza garantisce la libertà e genera la pace del cuore (1784).


10. La procreazione responsabile è solo la versione cattolica del controllo delle nascite.

La procreazione responsabile ha nemici dappertutto. Alcuni credono che sia un'alternativa non realistica al controllo delle nascite (che comunque non ritengono una pratica peccaminosa), mentre altri pensano che non sia peggio di esso. La procreazione responsabile ha dovuto percorrere una sottile linea fra i due estremi.

Prima di tutto, il problema principale del controllo delle nascite è che agisce contro la natura del corpo - e contro la natura in generale. Si prefigge di separare l'atto sessuale dalle sue conseguenze (gravidanza), fondamentalmente riducendo la sacralità del sesso al  mero raggiungimento del piacere.

La procreazione responsabile, quando è usata per motivi giusti, non è solo uno strumento per discernere se una coppia abbia i mezzi (finanziari, fisici o emotivi) per accettare un figlio. Comporta la conoscenza del proprio corpo, la valutazione prudente della propria situazione di vita discutendo l'argomento con il proprio coniuge esoprattutto, la preghiera. Piuttosto che allontanarti dalla realtà della vita sessuale, la procreazione responsabile ti introduce a una migliore comprensione di tutti gli aspetti della sessualità.

Le persone che sono a favore del controllo delle nascite portano a esempio coloro che non possono permettersi altri bambini o che correrebbero rischi per la salute se affrontassero altre gravidanze. Ma questi sono motivi più che legittimi  per i quali la Chiesa consente l'uso, ove perfettamente efficace, della procreazione responsabile.

Altre persone pensano che regolare il numero di componenti della famiglia sia come giocare a fare Dio, piuttosto che lasciare che sia Lui a provvedere ai nostri bisogni. È vero che dobbiamo confidare in Dio e accettare sempre le vite che ci manda, ma non dobbiamo essere completamente passivi al riguardo.

Ad esempio, invece di sperperare il denaro dicendo "Dio provvederà", le famiglie stanno attente al budget delle loro finanze e cercano di non superarne i limiti. La procreazione responsabile è come quel budget che ci aiuta, nella preghiera, a considerare la nostra situazione di vita e ad agire di conseguenza. Fa parte della nostra natura di esseri umani comprendere la nostra essenza e usare la nostra intelligenza e libertà, piuttosto che aspettare passivamente che Dio si prenda cura di ogni cosa. Siamo chiamati a essere buoni amministratori dei doni che abbiamo; dobbiamo stare attenti a non trattare mai quei doni in modo imprudente.


11. Qualcuno può essere favorevole all'aborto e cattolico al tempo stesso.

Se da una parte questo è uno degli equivoci più comuni riguardo la fede dei cattolici, dall'altra è anche quello che può essere più facilmente combattuto. Il Catechismo parla chiaro in tema di aborto: è considerato omicidio ed è un peccato contro il quinto comandamento Non uccidere.

I passi seguenti non lasciano ombra di dubbio: la vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento (2270), fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile (2271), la cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana (2272).

Non potrebbe essere più chiaro di così. Alcuni potrebbero obiettare, tuttavia, che essere favorevoli all'aborto non significhi volerlo praticare; molti ritengono che l'aborto sia sbagliato, ma non vogliono imporre questa opinione agli altri.

Sempre la stessa storia: "quello che è vero per te potrebbe non essere vero per me". La Chiesa ha una risposta anche a questo:

I diritti inalienabili della persona dovranno essere riconosciuti e rispettati da parte della società civile e dell'autorità politica; tali diritti dell'uomo non dipendono né dai singoli individui, né dai genitori e neppure rappresentano una concessione della società e dello Stato: appartengono alla natura umana e sono inerenti alla persona in forza dell'atto creativo da cui ha preso origine (2273).

La santità della vita è una verità universale che non può essere mai ignorata. Consigliare a qualcuno l'aborto, o votare per un uomo politico che appoggerebbe la causa abortista, è un peccato grave, perché porta altri al peccato mortale - il Catechismo definisce questo atteggiamento "dare scandalo" (2284).

La Chiesa cattolica è contro l'aborto con forza e con chiarezza e anche noi come cattolici dobbiamo assolutamente prendere posizione.


12. Il ricordo di vite passate dimostra che la reincarnazione sia vera... e la visione cristiana del paradiso e dell'inferno no.

Poiché la società è sempre più affascinata dal paranormale, possiamo aspettarci di udire sempre più spesso dichiarazioni di questo genere. Ci sono organizzazioni che aiutano a rivivere le vite precedenti attraverso l'ipnosi. Se questo può anche convincere qualcuno, certamente non ha nulla a che fare con la tecnica dell'ipnosi. Quasi sin dall'inizio, i ricercatori hanno notato che pazienti in ipnosi profonda producevano di frequente storie elaborate e memorie che successivamente si rivelavano false. I terapisti seri sono ben consapevoli di questo fenomeno e valutano attentamente ciò che il paziente dice sotto ipnosi.

Purtroppo non è il caso di coloro che sono interessati a trovare "prove" della reincarnazione. Forse l'esempio più grande di questa superficialità è il famoso caso Bridey Murphy. Nel 1952 una casalinga del Colorado di nome Virginia Tighe fu sottoposta a ipnosi. Cominciò a parlare con accento irlandese e sostenne di essere stata una donna di nome Bridey Murphy vissuta a Cork, in Irlanda.

La sua storia si trasformò in un libro di successo,  The Search For Bridey Murphy (Alla ricerca di Bridey Murphy), che riscosse molta attenzione. I giornalisti setacciarono l'Irlanda cercando ogni persona o dettaglio che potesse confermare la verità di questa vita passata. Sebbene non sia emerso niente, il caso Bridey Murphy continua a essere usato per sostenere la verità della reincarnazione.

È una vergogna, poiché Virginia Tighe è stata denunciata per frode alcuni decenni fa. I compagni d'infanzia di Virginia ricordavano la sua attiva immaginazione e la sua capacità diinventare storie complesse (spesso raccontate con accento irlandese che imitava alla perfezione). Non solo, ma aveva una grande passione per l'Irlanda, dovuta in parte a un'amicizia con una donna irlandese il cui nome da nubile era - indovinate un pò - Bridie.

Inoltre Virginia riempiva i suoi racconti di numerosi elementi tratti dalla sua vita (senza rivelare all’ipnotista i paralleli). Ad esempio, Bridey descrisse uno "zio Plazz" (Uncle Plazz) che ricercatori entusiasti ritennero una deformazione del gaelico "Uncle Blaise". Il loro entusiasmo fu freddato quando si scoprì che Virginia aveva un amico d'infanzia che chiamava "Uncle Plazz".

Quando una Virginia sotto ipnosi cominciò a danzare una giga irlandese, i ricercatori rimasero sbalorditi. Come avrebbe potuto una casalinga del Coloradoimparare la giga? Il mistero fu risolto quando venne fuori che Virginia aveva appreso la danza da piccola.

Come dimostra il caso Bridey Murphy, sostenere l'esistenza di vite passate fa più colpo della realtà. Ad oggi non esiste un solo esempio di persona che sia regredita a una vita precedente. Certamente sono state raccontate molte storie sotto ipnosi, ma nonostante questo, continuano a sfuggirci le prove della reincarnazione (così come quelle di Babbo Natale).

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